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Nadia Caristi
Massimo Marchese

POI CHE VOLSE LA MIA STELLA: Musica nelle corti italiane del Rinascimento

Arcugnano (VI)
Chiesa di Santa Giustina [Mappa]
domenica 15 ottobre 2023
ore 18:00

Programma

Musiche di Spinacino, Tromboncino, Capirola, Cara, Gaffurio, da Milano, Arcadelt, Verdelot, Willaert, Borrono

Artisti

Rassegna

Musica antica ad Arcugnano 2023

Informazioni

INGRESSO GRATUITO

È l’Amore in tutte le sue forme a legare i brani di questo programma, che accompagnano
il pubblico in una sorta di viaggio nell’Italia del Cinquecento, epoca nella quale la
pratica musicale era diffusa sia nella ricchezza sfarzosa delle corti aristocratiche che nei
più modesti, ma spesso non meno culturalmente raffinati, ambienti delle case private.
Come introducendosi in uno di questi interni rinascimentali, voce e liuto ridanno vita
a uno dei più affascinanti repertori musicali del nostro passato e alle storie d’amore
che esso raccontava. L’esile trasparenza del suono del liuto e la purezza della voce si
fondono così in un connubio quasi magico. Con la stessa delicatezza del loro suono
raccontano storie di raffinata sensualità, in perenne equilibrio tra quotidianità e sogno.
L’aria per voce sola accompagnata da uno strumento polifonico percorre l’intero
svolgersi del Rinascimento europeo in maniera parallela alle grandi forme della
polifonia franco-fiamminga, della chanson francese o del madrigale italiano.
In Italia, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, la frottola aprì una
stagione musicale del tutto nuova e totalmente indipendente dagli stili fiamminghi.
Esempio di eleganza e lirismo, frutto di una sapiente semplicità formale, sono le
frottole di Cara e Tromboncino, musicisti prediletti di Isabella d’Este a Mantova. La
voga della frottola si estende poi rapidamente da Mantova a Ferrara, Firenze e Venezia
dove Petrucci stampò dal 1504 al 1511 ben undici libri di frottole.
Intorno al 1530 il genere della frottola fu sostituito dal nuovissimo madrigale che
si diffuse rapidamente dall’Italia in tutta Europa come principale espressione della
vocalità per ben due secoli. L’evoluzione stilistica che fioriva nell’Italia di quegli anni è
ben espressa dai madrigali di compositori franco-neerlandesi come Arcadelt, Verdelot
e Willaert, vertici di raffinatezza che rappresentano il nuovo rapporto tra musica e
verso poetico che si apprestava a dar origine alla rivoluzione del madrigale e del recitar
cantando seicentesco.
Tra i brani strumentali spiccano le fantasie del “Divino” Francesco da Milano, uno
dei più grandi strumentisti del XVI secolo e il più sublime, in assoluto, per quanto
riguarda il repertorio per liuto, affiancato dai compositori più in voga nell’epoca, quali
Francesco Spinacino, Vincenzo Capirola e Joan Ambrosio Dalza.

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