Se c’è un capolavoro musicale che tutti conoscono è la Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven, grandiosa partitura per voci soliste, coro e orchestra, scritta dal genio di Bonn nel 1824 e ancora oggi regina dei cartelloni sinfonici. Ne esistono varie trascrizioni pianistiche (era così che la musica da concerto circolava nei salotti prima che esistessero le registrazioni), ma ora torna alla luce una clamorosa trascrizione per violino e pianoforte, che rivela aspetti nascosti della partitura originale. Si tratta della trascrizione realizzata da Hans Sitt, compositore e virtuoso del violino (Praga 1850- Lipsia 1922), registrata in prima assoluta per l’etichetta Brilliant Classics da due virtuosi del nostro tempo: il violinista Mauro Loguercio – solista di casa sui palcoscenici che contano, dalla Filarmonica di Berlino all’Accademia di Santa Cecilia di Roma, al Concertgebouw di Amsterdam – e la pianista Emanuela Piemonti, tra le interpreti italiane più apprezzate in particolare nel repertorio cameristico, dedicataria di musiche di compositori quali Kagel e De Pablo. Scrive nel booklet Alessandro Solbiati: «È stupefacente dirlo, ma se la si ascoltamolte volte, la trascrizione di Sitt della Nona finisce per rivelare aspetti della partitura originale di cui non ci si era mai accorti. Soprattutto nel IV Movimento, quello che sembrerebbe di impossibile trascrizione, si compie il miracolo: normalmente, l’alternanza di momenti vocali, corali e solo orchestrali rende difficile, al puro ascolto, il disvelamento della struttura formale globalmente sottesa. Portando invece tutto ai soli violino e pianoforte, ecco che si capisce che la varietà quasi eccessiva dei caratteri musicali di tale immenso brano, il passare da momenti di danza ad altri di marcia, da corali a fugati, da recitativi ad arie, si inscrive nell’essere globalmente concepito come una serie di variazioni del ben noto tema che all’inizio si pone monodico e sottovoce».
Se dunque distillare una partitura di proporzioni ciclopiche in uno spartito per violino e pianoforte è già di per sé una sfida titanica – vinta dall’eccellenza dei due interpreti di questa prima incisione assoluta – la trascrizione di Sitt si offre all’ascolto anche come un’inattesa e sorprendente nuova chiave di lettura per conoscere meglio il capolavoro sinfonico di Beethoven.
«La trascrizione di Sitt – ha spiegato Mauro Loguercio – è un omaggio epico e drammaturgico, lontano dall’uso salottiero di tante trascrizioni dell’epoca, con una qualità estetica di assoluta eccellenza. Le possibilità tecnico espressive del violino e del pianoforte vengono spinte ai limiti estremi per trasmettere il messaggio di amore, umanità e ideali che permeano questo sommo monumento musicale».
«Non si tratta della trascrizione che ci si potrebbe aspettare – prosegue Emanuela Piemonti – cioè con il pianoforte che riassume l’intera orchestra mentre il violino espone la parte superiore. La scrittura di Sitt è magistrale perché tratta “alla pari” i due strumenti: la vera prova per gli interpreti è trovare il giusto equilibrio e affiatamento».
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