L’ensemble Rosso Verona, che si esibisce su strumenti storici, propone un programma di musica da camera che vede brillare le voci del clarinetto e dell’oboe al fianco di una più canonica compagine di strumenti ad arco. Il quartetto per oboe ed il quintetto per clarinetto sono senza dubbio due tra le più fulgide gemme del repertorio cameristico del genio salisburghese.
Il quartetto K. 370 fu composto nel 1781 a Monaco per l’oboista Friedrich Ramm, virtuoso strumentista membro della celeberrima orchestra di Mannheim. Le esperienze di agguerrito virtuosismo strumentale maturate nel contesto di Mannheim sono alla base di questa composizione, nella quale tuttavia Mozart sperimenta anche una certa vocazione concertante – caratteristica che avvicina questo lavoro al Quintetto K. 581, dove questa vena si concretizzerà con una ancor maggiore maturità. Quello che Mozart stesso chiamò “Stadler-Quintett”, per la dedica che l’autore fece ad Anton Stadler – compagno massone e amico intimo di Mozart, nonché impareggiabile clarinettista del suo tempo, è una composizione dove non solo viene esaltato il timbro dolcemente sensuale del clarinetto e la sua straordinaria estensione, così come le doti cantabili e virtuosistiche, ma nella quale si realizza un felice sposalizio con la classica formazione del quartetto d’archi, che accoglie il clarinetto come un “primus inter pares” esaltandone il ruolo solistico senza per questo mortificarsi in una mera funzione di accompagnamento. Il lavoro fu inizialmente composto per il clarinetto di bassetto, speciale strumento che solamente Stadler possedeva all’epoca, ragion per cui quando venne dato alle stampe nella prima edizione, postuma, fu destinato al clarinetto in La, di più larga diffusione – ed è proprio questo lo strumento che verrà utilizzato nell’esecuzione che proponiamo.
Ad apertura del programma viene invece proposta una “Sinfonia” per clarinetto, in Sib, ed orchestra – presentato qui in una riduzione per quartetto d’archi – di Girolamo Salieri, nipote del celebre compositore Antonio. Genius loci anch’esso, nato infatti a Legnago come lo zio, si affermò come clarinettista e compositore. Questo è un brano non di carattere eccessivamente virtuosistico ma probabilmente nato come brano di occasione o per accademie private. Rimasto inedito e non più frequentato dai musicisti per molto tempo, esce dalle stanze della biblioteca dell’Accademia Filarmonica di Verona, in cui è stato conservato, per aggiungersi a questa festa da camera di strumenti a fiato e ad arco.
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