Orchestra Filarmonia Veneta
Leonardo Benini
Axel Trolese

Giovani promesse sul palcoscenico, ma anche i capolavori di due giovani compositori nel programma di questa sera. Infatti, Johannes Brahms e Franz Schubert avevano entrambi più o meno 25 anni quando, con le opportune differenze stilistiche e temporali, crearono due chiavi di volta della letteratura musicale.

Brahms iniziò a comporre nel 1852 quella che avrebbe dovuto essere la sua prima sinfonia, ma che, dopo tanti ripensamenti, divenne invece, nel 1857, il suo primo Concerto per pianoforte e orchestra. La complessità costruttiva, la ricchezza delle idee musicali e la dialettica tra l’orchestra e il solista, allora assolutamente inedita, non entusiasmarono il pubblico dell’epoca, che rivalutò l’opera solo qualche decennio più tardi. Un drammatico e tempestoso primo tempo, l’impeto melodico del secondo e la varietà di stati d’animo del Rondò finale ne fanno uno dei Concerti per pianoforte più significativi scritti dopo quelli di Beethoven.

La Sinfonia in si minore di Schubert rappresenta un salto abissale rispetto alla sua produzione sinfonica precedente: non tanto per lo stile, sempre riconoscibile, quanto per la ricchezza e la varietà della scrittura, caratterizzata da forti contrasti e per l’ampliamento della tavolozza orchestrale, posta al servizio di una concezione formale audace e senza confronti. Quella che è, di fatto, la prima sinfonia romantica nasce nel 1822, periodo molto tormentato per il fragile Schubert che, nei suoi carteggi, si chiede: "Chi potrà fare qualcosa di più, dopo Beethoven?”. I due soli tempi di questa sinfonia, divenuta celebre come “Incompiuta”, sono una chiara risposta alla sua domanda.

Tornano anche quest'anno gli incontri di approfondimento degli appuntamenti della Stagione Concertistica, che si terranno in Foyer alle ore 19.00 il giorno stesso del concerto