Istituzione Universitaria dei Concerti 2024/2025
Insieme a L’Offerta musicale, è universalmente considerata come una delle opere più complesse e articolate mai scritte, uno dei vertici più alti della polifonia contrappuntistica nella storia della musica. Composta fra il 1749 e il 1750, L’Arte della Fuga è un compendio di tutte le conoscenze acquisite nell’arco di una vita a proposito dell’utilizzo del contrappunto e della fuga concepito, forse, non tanto per l’esecuzione quanto per lo studio approfondito delle stesse.
L’opera comprende 15 fughe e 4 canoni, tutti segnati con l’indicazione originale di contrappunti: un culmine di virtuosismo polifonico, che sfrutta tutti gli espedienti possibili nel rielaborare un soggetto, applicando il principio della variazione a un unico tema dato esposto in apertura.
Il principio compositivo risiede nell’interazione di quattro voci in uno stesso discorso, per questo motivo nessuno strumento o voce umana sono specificati per la sua esecuzione. Il lavoro è scritto in partitura aperta per quattro voci astratte, Soprano (S), Contralto (A), Tenore (T) e Basso (B). La scelta della combinazione strumentale impiegata in una determinata esecuzione può variare dunque di volta in volta, influenzata dal punto di vista degli esecutori e dall’organico disponibile. L’Arte della fuga, infatti, è stata trascritta per quasi tutte le combinazioni possibili, da un solo strumento a tastiera alla grande orchestra.
Un’esecuzione ad hoc
Con il principale intento di offrire un’interpretazione fedele alla partitura originale, mantenendo lo sviluppo delle voci così come scritto da Bach ed evitando quindi trascrizioni, in alcuni contrappunti il Quartetto di Cremona introduce nell’ ensemble una viola al posto del secondo violino e una viola tenore al posto di una normale. La viola tenore, infatti, è più grande e dal suono molto più profondo in quanto accordata Re-Sol-Do-Fa. In questo modo, le linee originali sono accuratamente seguite e chiaramente distinguibili, creando una fusione uniforme di tutte le voci.
Per l’occasione, dunque, il secondo violino, Paolo Andreoli, ha imparato a suonare la viola che alterna in maniera strabiliante al violino durante l’esecuzione. Simone Gramaglia, invece, si è fatto costruire appositamente una viola tenore e ha richiesto delle corde di fattura particolare per il nuovo strumento. Ma non è tutto! Simone Gramaglia affronta un paio di canoni anche con il flauto dolce, dimostrandosi un musicista estremamente versatile.
In totale, quindi, nell’esecuzione ad hoc del Quartetto di Cremona, gli strumenti sul palco sono ben sette!
Musiche di N. Campogrande, J. Haydn, W.A. Mozart
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