Lucas Debargue

Esplorare le tradizioni, anche quelle non accademiche, sperimentando nuovi linguaggi musicali attraverso continue trasformazioni: lo hanno fatto, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Maurice Ravel, Gabriel Fauré e Aleksandr Skrjabin. E lo fa, sia come interprete sia come compositore, Lucas Debargue, che questa sera presenta anche una sua recente composizione.

Il programma si apre con due brani di Ravel: i Jeux d'eau, dedicati a Fauré, che fu suo maestro, e la Sonatine, ossia i primi grandi pezzi per pianoforte in cui il giovane Ravel, nei primissimi anni del Novecento, si esprime già con il suo stile conciso, raffinato e sofisticato, che non ignora la lezione del classicismo ma non perde mai di vista l'unità e la coerenza di un nuovo linguaggio armonico. Anche Fauré dedicò al pianoforte quasi esclusivamente forme brevi e concise: i generi sono gli stessi trattati da Chopin e la selezione proposta da Debargue ben evidenzia il passaggio da un romanticismo da salotto alla modernità compiuto dall’autore nei suoi quarant’anni di attività compositiva.

Anche la sonata di Skrjabin è sintetica rispetto alla tradizione, ma nei suoi quattro movimenti rivela dimensioni sinfoniche proiettate verso la ricerca dell’assoluto che si risolvono, nel Presto con Fuoco finale, con un tuffo nel vuoto.

E tra questi universi sonori in trasformazione a lui molto cari, Debargue inserisce la sua prima grande composizione per pianoforte: una virtuosistica Suite, all’apparenza neobarocca e saldamente ancorata al contrappunto, percorsa invece da sottili accenti jazz, pop e rock.